Storia di Istanbul

Il Bosforo attirò ben presto popolazioni che miravano a verificare l'accesso; è dunque probabile che fin dall'inizio del primo millennio a.C, si siano formati degli assunzioni dove il braccio di mare è più stretto: Semistra al fondo del Corno d'Oro, Lygos, che ne assorbì la popolazione, sulla punta del Serraglio, e infine Calcedonio, fondata, secondo la leggenda, dagli abitanti di Megara accompagnati da Acheo, nell'area in cui sorge adesso Kadikdy, sulla costa asiatica.

La fondazione di Bisanzio
Attorno al 659 a.C., sempre secondo la tradizione, Byzas arrivò a Lygos seguendo l'oracolo di Delfi che gli aveva suggerito di installarsi "di fronte alla terra dei ciechi" e comprese l'importanza cruciale del suo porto naturale, il Corno d'Oro, abbandonato dai "ciechi", abitanti di Calcedonia. Decise quindi di fondare in quest'area una grande città, Bisanzio protetta da Rea ed Apollo. Altri coloni andarono ad unire alla popolazione della città, tra i quali un gruppo originario dalla città di Argo, che avviò il culto di Era. Il nuovo abitato si sviluppò rapidamente, grazie principalmente ai traffici commerciali. Coinvolta nelle lotte che opponevano Persiani, Ateniesi e Lacedemoni, riuscì a starsene abilmente fuori. La sua conservazione fu talvolta dovuta al caso, ma anche alle ricchezze che aveva, così da poter pagare un pesante tributo ai Galli, giunti nel 279 a.C. fin sotto le sue mura.

Sotto l'impero romano
Malgrado gli incassi del pedaggio sul Bosforo, le guerre contro città rivali e i popoli dell'Oriente ne spossarono il ruolo politico ed economico a tal punto da cadere, in pratica, sotto la tutela di Roma, della quale fu alleata di grande rilievo nella lotta contro Mitridate, re del Ponto. All'inizio del IV secolo anche la cerchia di mura venne allargata. Nel 324 la città accolse Licinio, al quale Costantino contendeva il governo dell'impero. Dopo aver sconfitto l'avversario, Costantino decise di fare di questa città la sua capitale, donandole il nome di Nova Roma, cui venne poi preferito quello di Costantinopoli. Il nuovo imperatore fece subito innalzare un palazzo, un foro e quello che sarebbe stato il nucleo originario della basilica di S. Sofia, oltre ad attorniare con una più grande cerchia di mura i sette colli della città. La capitale fu inaugurata nel 330, ma furono necessari ancora molti anni perché fossero terminate le opere intraprese; anche in seguito ogni imperatore sentì la necessità di affidare la propria memoria a nuove realizzazioni
La città, divisa in fazioni, vittima di lotte di successione, oggetto delle mire dei Barbari, fu spesso devastata ed incendiata: nel 491 a causa di una guerra civile, nel 513 per una rivolta contro Anastasio I, nel 532 durante la nota "rivolta di Nika", nella quale andarono distrutte S. Sofia e le terme di Zeuxippo. Giustiniano attuò una dura repressione, sebbene in seguito il suo secolo abbia segnato il momento di massimo splendore della città: molteplici furono gli edifici civili e religiosi innalzati in quel periodo, primo fra tutti l'attuale basilica di S. Sofia.

La potenza bizantina
Attaccata dagli Avari e dai Persiani, tra il VII e I'VIII secolo, Costantinopoli dovette proteggersi anche dagli Arabi, che per quattro volte la avvolsero d'assedio. Gli imperatori, perciò, si angosciarono più di rafforzare le fortificazioni che di abbellire la loro capitale. A ciò si unisca che tra il 717 e l'842 si registrò la così chiamata "disputa delle immagini" e nel corso della conseguente ondata iconoclasta migliaia di opere d'arte vennero distrutte.
Più tardi con il regno di Costantino Porfirogeneta (912-59), Costantinopoli conobbe una seconda epoca aurea, incrementandosi di palazzi, chiese, conventi ed altri monumenti. Nell'XI secolo era la città più ricca di monumenti e più raffinata del mondo occidentale, a dispetto dello scisma religioso e l'irruzione dei Turchi in Anatolia. I mercanti europei si erano da tempo stabiliti sul Bosforo, dove mantenevano basi commerciali: a poco a poco, tra il X e I'XI secolo, Veneziani, Pisani, Amalfitani e Genovesi si collocarono sul Corno d'Oro.

L'epoca delle Crociate
Le prime due Crociate passarono per Costantinopoli senza causare danni, ma nel 1203-1204, spinti da Venezia, coinvolti in cruente lotte di successione e attratti dalle ricchezze della capitale, i baroni della quarta Crociata misero la città a ferro e fuoco, annientando inevitabilmente la maggior parte dei capolavori che vi erano conservati. L'impero latino d'Oriente durò fino al 1261, anno in cui Michele VIII Paleologo tornò nella capitale in rovina strappandola a Veneziani e Genovesi che si combattevano a vicenda.
Lentamente, tuttavia, un nuovo pericolo prese a spaventare i Palèologhi: gli Ottomani avevano occupato l'intera penisola anatolica e nel 1360, con la presa di Edirne, avevano isolato totalmente Costantinopoli. Mehmet II, divenuto sultano nel 1451, stabilì di sferrare un attacco decisivo e nel 1452 innalzò il castello di Rumeli Hisari sulla costa europea del Bosforo. Costantino XI, per contro, fece riparare le mura e tendere una catena attraverso il Corno d'Oro per bloccare l'accesso alla flotta ottomana. L'assedio iniziò il 5 aprile 1453: ma per far fronte agli 80.000 assalitori la città poteva contare solo su circa 20.000 soldati.
Nella notte del 23 aprile il sultano dispose allora di aprire una strada tra il Bosforo e il Corno d'Oro, lungo la quale furono spostate circa 70 galere per essere calate nelle acque al di là della catena, dove il sovrano ottomano fece anche edificare un ponte di botti. Nella notte tra il 28 e il 29 maggio fu sferrato un attacco su tutti i fronti e, malgrado la coraggiosa resistenza, i Giannizzeri riuscirono ad aprire una prima breccia nei pressi della porta di Edirne.
Ultimo baluardo della cristianità in oriente, Costantinopoli era stata lasciata sia da Venezia sia da Genova, che preferirono salvaguardare i buoni rapporti commerciali con i turchi. Gli aiuti inviati dal Papa arrivarono quando Maometto Ii aveva già fatto il suo ingresso vittorioso in città. L'imperatore Costantino XI morì in battaglia.
Nell'antica Costantinopoli, ora ribattezzata Istanbul, lo splendore non venne meno. Il quartiere genovese di Galata divenne una vera e propria città latina e diverse colonie di stranieri furono accordate ad installarsi entro le mura cittadine. Le autorità turche si prodigarono in lavori di riparazione e abbellimento, e nella costruzione di edifici universitari, medici e commerciali. Occupata la capitale dell'impero romano Maometto II poté impossessarsi degli ultimi resti di Bisanzio e dei possedimenti latini del Levante. Prima della fine del secolo, con la conquista di Trebisonda e dei porti della Crimea, il Mar Nero divenne un lago ottomano.

La capitale dell'impero
La nuova capitale ottomana, famosa sotto il nome di Istanbul doveva conoscere tra il Seicento e l'Ottocento un lungo periodo di torpore, interrotto solo da qualche fermento popolare e politico: minaccia da parte della flotta inglese nel 1806, sommosse dei Giannizzeri, il cui corpo fu sciolto nel 1826, passaggio (1854) dell'esercito anglo-francese in guerra contro i Russi che, vent'anni più tardi, giunsero alle porte di Ístanbul.
Dal 1918 al 1923, Istanbul fu occupata dagli Alleati, in seguito allo schieramento dell'impero ottomano al fianco degli imperi centrali. Quando, nel 1922, Mustafa Kemàl iniziò l’emancipazione del paese, il sultano Mehmet VI fuggì dalla città su un'imbarcazione inglese. Nel 1923 venne ufficialmente annunciata la Repubblica e Ankara divenne la nuova capitale: gran parte della comunità etnica greca lasciò Istanbul per tornare in patria e fu avvicendata da popolazione proveniente dall'Anatolia.
Istanbul mantiene costose testimonianze delle differenti civiltà alternatesi nel corso dei secoli. Così la maestosità di S. Sofia, lo splendore dei mosaici di S. Salvatore in Chora e le molteplici chiese disseminate per la città riportano alla gloria di Bisanzio, erede della civiltà greca e romana.
Le antiche abitazioni franche del quartiere di Beyoglu, sporgete su strette stradine in ripida pendenza e dominate dalla torre di Galata, rimandano al Medioevo e i grandi palazzi lungo le rive del Bosforo, innalzati nel corso dell'Ottocento secondo stilemi architettonici occidentali, hanno il fascino decadente dei sogni di un impero in declino.
Dall'Oriente Istanbul ha ricevuto decine di moschee: di estensioni modeste, oppure ricche come la Súleymaniye, dominano dall'alto dei loro minareti i sette colli del nucleo urbano più antico e le coste lungo le quali la città continua con ritmo vorticoso a svilupparsi. Il palazzo di Topkapi, innalzato in posizione dominante quasi a esprimere il potere assoluto dei sultani, raccoglie in un insieme di edifici disposti intorno ad grandi corti preziosissimi tesori provenienti dal mondo intero

La metropoli moderna
Se oggi Ístanbul, che ha già superato i 12 milioni di abitanti, ha perso la sua funzione di capitale politica del paese,, mantiene integri i segni dello sforzo ostinatamente compiuto da Mehmet II e, successivamente, da Solimano il Magnifico di farne il principale centro del grande impero ottomano: così, per esempio, il creativo architetto Sinan l'arricchì, in soli quarant'anni, di un gran numero di moschee, mederse, hamam, palazzi. E più tardi, quando nel corso dell'Ottocento molteplici incendi annientarono larga parte di un tessuto urbano per lo più ordito di case in legno, la città venne riedificata sulla base di piani urbanistici che, insieme all'ampliamento delle strade e all’allargamento delle costruzioni intorno ai principali edifici pubblici, favorirono la graduale introduzione di un'edilizia, da principio monumentale poi anche residenziale, di chiara matrice europea.
La struttura urbana di Istanbul consiste dei tre distinti nuclei, coincidenti verso il mare di Marmara: Beyoglu, tra il Bosforo e il Corno d'Oro, il centro storico (Stanbul), sull'opposta sponda di quest'ultimo, e Uskiidar (Scutari), lungo la riva asiatica del Bosforo. Ma il recente ingrandimento urbanistica e la crescita edilizia, legate a uno sviluppo economico tanto veloce quanto contrastante, rischiano, con il dilatarsi dell'aggregato urbano di sconvolgerne per sempre i caratteri. 

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