Origini storiche di Praga

I rinvenimenti archeologici fanno pensare che l’area di Praga sia stata popolata dal leolitico superiore. Un primo autentico centro urbano, però, prese inizio solo nel X secolo, quando le popolazioni slave avviarono a fortificare due opposte colline rocciose a guardia di un facile at­traversamento della Moldava: sull'altura nord, in riva sinistra, venne innalzato il Castello; 4 km più a sud, in riva destra, Vysehrad. Vici­no al guado si soffermavano le carovane.

La nascita della città vecchia
Entro I'XI secolo all'interno dell'ansa del fiume si era concentrato il nucleo della futu­ra Praga, o per meglio dire di Città Vecchia, dove già operava il mer­cato di Tyn e si stava modellando una Zidov­ské Mésto cioè una Città Ebraica; poco fuori, a nord, vicino all'altro guado di Porící, era divenuta stabile una colonia di mercanti te­deschi.
Attorno al 1234 re Venceslao I assegnò l'insediamento di una prima cerchia di mura: coincideva alle odierne No piikopi: e Nàrodní, comportando anche l'urba­nizzazione allora recente di Havelské Mésto.
Nel frattempo, al­tri nuclei cittadini si stavano fondando alla sponda opposta della Moldava, attorno al Hrad da cui la dinastia dei remyslidi con­trollava Boemia e Moravia: nel 1257 re Premysl Otakar Il costruì quella che si sa­rebbe poi chiamata Maló Strana e nel 1320 anche il borgo di Hradcany, proprio all'ingresso del castello, ebbe titolo di città.
Alla metà del XIV secolo, quando la nuova dinastia dei Lussemburgo acquisì con Carlo IV la corona del Sacro Romano Impero - e Pra­ga ne fu di fatto la capitale dal 1355 al 1378 - altre mura molto più esterne furono inalzate tra Poriéí, e Vysehrad, provvedendo grande spazio per lo sviluppo di Nové Mésto.
Un ponte, prima di legno e poi di pietra, era stato gettato sul guado originario fin dal X secolo; ora Carlo IV dava all'architetto svevo Peter Parler l'in­carico di innalzare quello che si sarebbe ri­velato un capolavoro dell'ingegneria me­dievale, e che avreb­be preso nome Karlùv most. Alla fine del '300 Praga, sede arcivescovile e universitaria, era dunque una metropoli composta da quattro centri urbani princi­pali e due castelli, con 50.000 abitanti su un'area di 800 ettari.

La Riforma boema
La città fu, all’inizio del XV secolo, terreno di coltura per la predica di Jan Hus, che iniziando una nuova confessione nazionale fece di Praga il centro della prima Chiesa protestante d'Europa. Ma il rogo di Costanza del 1415 aprì una lunga fase di conflitti: il seguente secolo e mezzo, durante il quale la città tentò con alterna fortuna di assicurare la propria autonomia, ebbe risultati negativi, come il passaggio del regno di Boemia alla casata polacco-lituana degli Jagelloni, il trasferimento della capitale a Budapest, e infine la riduzione di Praga stessa al ruolo di semplice città imperiale sotto la dinastia cattolica degli Asburgo nel 1558.
Una ripresa culturale venne presto favorita, comunque, dal comprensivo imperatore asburgico Rodolfo Il, che attrasse alla propria corte - a Praga dal 1583 - astronomi e pensatori come Giordano Bruno.

La reazione asburgica
Un'analoga concezione della conoscenza animò pochi decenni più tardi il principe elettore del Palatinato protestante, Federico V cui nell'agosto 1619 Praga - dieci mesi dopo aver testualmente defenestrato dalla sala della Cancelleria del Hrad i delegati degli Asburgo - offrì la corona di Boemia. II sostegno a Federico V da parte della più impegnata cultura europea non tolse però il "re di un inverno" alla decisa reazione militare degli Asburgo: già l'8 novembre 1620 a Bílà Hora l'esercito boemo uscì sgominato. II re fuggì, la città fu presa, la Chiesa nazionale messa al bando. Esplosa appunto con la "defenestrazione di Praga" e voltasi al principio a favore dei cattolici, la guerra dei Trent'An­ni prese più tardi, con l'entrata in campo degli Svedesi, una tendenza migliore per i protestanti; ma prima che la pace tornasse, nel 1648, anche i riformati svedesi avreb­bero messo a sacco la città.
 
La rinascita barocca
Tra il '600 e il '700 Praga si riprese gradualmente dal tremendo conflitto - oltre che dalla peste del 1680 e da nuove rovine militari durante le guerre di Successione austriaca e dei Sette Anni - con la riedificazione di Malà Strana, il rifacimento delle mura e i numerosiinterventi di edilizia sia civile sia religiosa. I palazzi, i loro ampi giardini, le chiese, e la città stessa a partire da ponte Carlo, si animavano di una decorazione scultorea.

I fermenti ottocenteschi
Allo scoppio della Rivoluzione Francese, quando sul Sacro Romano Impero asbur­gico regnava Giu­seppe II, Praga si presentava già dotata dei suoi primi giardini pubblici, percorsa da nuovi viali, amministrativamente rior­ganizzata e unificata. Sulla base di una se­colare prevalenza linguistica e culturale, gli Asburgo avviarono un processo di ger­manizzazione delle istituzioni, ma otten­nero tuttavia l'effetto opposto, quello di svegliare nella predominante etnia ceca la coscienza della propria identità.
Nel giugno 1848 Praga in rivolta opponeva per cinque giornate alle truppe imperiali, ma­nifestando quella tendenza all'autodeter­minazione che avrebbe portato a costitui­re rilevanti istituti culturali in funzione antitedesca, come il Teatro nazionale e il Museo nazionale.
Presto la crescita urbana convinse a distruggere le mura medievali e a istituire un servizio di tram a cavalli.
Praga stava ormai raggiungendo dimensioni, dinamicità e dignità di una capitale di stato, ciò che in effetti divenne nel 1919 con il crollo dell'impero e l'istituzione della Cecoslovacchia indipendente. Due anni dopo la città incorporava 37 sobborghi costituen-do Velkà Praho.
L'accoglienza offerta da Praga allo jugendstil tedesco e alla Secession di Vienna tra '800 e '900 ha invece lasciato molteplici architetture nel caratteristico stile Secese, risultato di una rilettura di quegli stili secondo il gusto locale e attraverso il filtro del decorativismo di Otto Wagner. Non meno interessanti furono, i rapporti con il cubismo e negli anni '20 e '30 quelli con il costruttivismo e il funzionalismo.
Parallelamente, la capitale ha scortato anche il progressivo passaggio della lingua ceca dal semplice uso corrente allo stato definitivo di letteratura nazionale, mentre la produzione musicale colta si è distinta, in un percorso che arriva ai giorni nostri, nell'opera, nella sinfonia, nella musica da camera.
Rimasta sotto l'occupazione tedesca dal 15 marzo 1939 all'8 maggio 1945, Praga ha visto cancellata dal nazismo una componente decisiva della sua identità come la popolazione ebraica. D'altra parte, l'esito della guerra ha ridimensionato di netto il numero e il ruolo degli abitanti di origine germanica, facendo cessare il carattere multi­nazionale della metropoli e ponendo le gemesse per una fase di indiscussa preva­2nza ceca. Della repubblica socialista post­~ellica (1948-89) la città è in ogni modo rimasta il baricentro, oggetto di nuovi in­terventi di edilizia pubblica, di trasporto urbano, di restauro organizzato dell'immenso patrimonio storico-artistico.
L’insolita pluralità di esperienze, etnie, linguaggi, stili e atmosfere, intrecciati al centro non solo geografico del continente continua ad attribuire alla città un attrazione peculiare.

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