Il quartiere ebraico a Praga

I primi nuclei israelitici giunsero nell'area di Praga durante il X secolo, stabilendosi nella zona della futura Malà Strana, ma già 200 anni più tardi gli ebrei si erano stanziati nella porzione settentrionale della città vecchia. L'area donato dai governanti boemi, segregazionisti come in tutta l'Europa di allora, sarebbe rimasta ridotta e circondata da mura, obbligando il ghetto a svilupparsi in un labirintico ammasso di minute case di legno, con l'unico spazio verde raffigurato dal cimitero. I periodici pogrom finivano con incendi, tanto che gli ebrei, esercitati a domare le fiamme, finirono per diventare i pompieri dell'intera Praga.

Nel 1850 il ghetto entrò far parte dell'amministrazione cittadina, prendendo il nome di josefov in onore dell'imperatore Giuseppe II, che nel 1784 aveva attenuato le discriminazioni razziali. A partire dal 1893 un'energica ristrutturazione edilizia curò il quartiere, razionalizzandone senza scrupoli la planimetria e cancellando gli edifici' d'epoca, sostituiti da sfilate di stabili in stile Secese; ma già ai primi dell'800 molte famiglie israelite avevano iniziato a uscire da Josefov, lasciandovi gli ebrei più ortodossi e più poveri.
Sterminata la popolazione in seguito alle deportazioni naziste Josefov conserva di quella che era stata tra le maggiori comunità ebraiche del continente ricordi' limitati quasi unicamente alle sinagoghe. II percorso pedonale attraverso il ghetto, che si consiglia di abbinare con la visita di Staré Mèsto, richiede circa un'ora e mezza.

Staronovà
synagóga
L'edificio più antico rimasto nel quartiere - tra i più importanti del genere in Europa - si tro­va parzialmente interrato al termine della Maislova. II nome, in yiddish Altneuschul, sinagoga vecchia-nuova, potrebbe riferir­si al fatto che si tratta della seconda in ordine cronologico tra le sinagoghe pra­ghesi.
Piccola, ben riconosci­bile per gli alti timpani a gradoni uniti dopo il rogo del 1338 a darle un aspetto quasi rurale, fu innalzata tra 1270 e 1275 in uno stile di transizione fra romanico e gotico. Sormonta il portale d'accesso un rilievo del XIII secolo che rappresenta una pianta di vite. Nell'interno a due navate, ciascuna delle quali composta da tre vol­te a nervature pentapartite, la trama di una griglia quattrocentesca in ferro bat­tuto avvolge l'almemor.
 
Zidovskà radnice
Una torre con orologio, le cui lancette girano in senso antiorario, si solleva sul tardo-cinquecentesco municipio ebraico. L'edificio dirige il proprio lato maggiore verso uno tra i maggiori assi viari del ghetto storico, la Maislova.
Si accede da qui alla sala comunale, dove è allestito un ristoran­te kosher. Altri ristoranti della via servono invece vivande solo in apparenza qualità della tradizione ebraica.
 
Zidovské muzeum.
Nel 1950 mo­numenti e beni storici di Josefov furono accentrati sotto un apposito Museo ebraico. Le sue raccolte rappresentavano la massima concentrazione di cultura mate­riale israelitica esistente in Europa, ma era­no state modellate secondo modalità ag­ghiaccianti. A partire dal 1942 i nazisti ave­vano infatti radunato a Praga il materiale predato dalle sinagoghe boeme man mano che le relative comunità venivano inviate ai campi di sterminio: si volevano così mette­re a ordine degli intellettuali ariani le fonti per lo studio etnografico a posteriori di una comunità che, nelle intenzioni di Hi­tler, avrebbe dovuto essere estinta. Benché sul museo ebraico postbellico non ricadesse alcuna attribuzione del massa­cro e del relativo saccheggio, dopo il 1989 l'istituto è stato - non senza fondamento giuridico - avvertito come una sorta di ri­cettatore. Oggi la sua esistenza appare perciò messa in forse dalle istanze di riconsegna avanzate dalla comunità ebraica erede di quella storica

Maislova synagóga
Visita a pagamento, ore 9-18, d'inverno 9-16.30; sabato chiuso. Al N. 10 della Maislova, oltre l'incrocio con la Sirokà, si trova l'ex Maislova synagóga, rinnovata nel 1905. Vi è preparata una tra le maggiori raccolte mondiali di oreficeria sacra ebraica, con piatti cerimoniali e recipienti in stagno dalle decorazioni ispirate a motivi tradizionali cechi e moravi, manici per rotoli della Torah, copricapi a corona, pet-torali, segnalibri, piccoli contenitori in argento e filigrana in forma di frutti, pesci o strumenti musicali, brocche levitiche per la lavanda delle mani.

Pinkasova synagóga
Visita a paga­mento, ore 9-18, d'inverno 9-16.30; sabato chiuso. Al N. 243 rosso della Sirokà corrisponde l'ex Pinkasova synagóga, riconducibile intorno al 1535 e in parte rinnovata nel 1862; il nome deriva forse da Jisrael Pin­chase, proprietario del sito nel '500. Do­po la seconda guerra mondiale l'edificio era stato riformato nel tentativo di ri­portarlo a forme gotiche, divenendo me­moriale dei 77.297 ebrei vittime del nazi­smo in Boemia; i loro nomi furono calligrafati alle pareti, per esse­re cancellati a seguito della rottu­ra delle relazioni diplomatiche fra Ceco­slovacchia e Israele.
Dopo il 1991 ne è stato operato il ripristino. La sinagoga Pinkas si trova al margine meridionale del vecchio cimitero di cui costi­tuisce uno dei due accessi. Presso il can­cello settentrionale è invece l'ex
Klau­
sovà synagóga, al N. I della U starého hrbitova, dove sono esposti oggetti e suppellettili scelti per presentare pedagogicamente la cultura degli ebrei boemi.

Story iidovsky h"rbitov
Visita a pagamento, ore 9-18, d'inverno 9­16.30; agli uomini è richiesto coprirsi il ca­po; sabato chiuso. Il vecchio cimitero ebraico dà accoglienza, in un'atmosfera tra bo­sco e fiaba, circa 12.000 sepolture. La mancanza di spazio ha obbligato a so­vrapporvi fino a 12 strati di tombe, e le lapidi di arenaria, calcare, marmo si sono affastellate su un terreno sempre più sconnesso, reclinandosi l'una verso l'al­tra come in una formazione geologica.
Sulle lapidi ap­paiono simboli rivelatori dello stato so­ciale, piuttosto che della professione o del nome del defunto: mani benedicenti per i sacerdoti, un paio di forbici per un sarto.
La segnaletica indirizza i visitatori verso le tombe dei personaggi di maggior rilie­vo, a cominciare dal rabbino Jehuda ben Bezalel.
 
Paniskà
Via Parigi, una stupenda arteria ricavata a fine '800 con lo sventra­mento di Josefov, compare in un'unica prospet­tiva Staroméstské nàmèstí e, al di là di un pon­te sulla Moldava, la collina a parco di Letnà Quest'ultima era dominata fino al 1962 dallo Stalinúv pomník, gruppo scultoreo rappresentante Stalin seguito da un corteo operaio.
Ne ha preso il po­sto, dopo l'esposizione universale ceco­slovacca del 1991, il Metronom, inter­vento d'arte cinetica di Vratislav Karel Novàk.

Spanélskà synagóga
Visita a pagamento, ore 9-18, d'inverno 9-16.30, sa­bato e feste ebraiche chiuso. L'ex sinagoga spagnola in stile moresco, al N. 12 della Dusní, ha preso dal 1893 il posto di un simile edificio di culto del XII secolo, il primo a carattere stabile nel ghetto: il no­me ricorda gli ebrei nascostisi qui dalla Spa­gna dopo il 1492, quando Isabella di Casti­glia li cacciò dal suo regno.

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