La zona settecentesca di Madrid

Lo sviluppo della città verso est va fatto in gran parte risalire al secolo dei Lumi: fu infatti per idea della dinastia borbonica che Madrid patì diversi interventi volti a cambiare in capitale anche dal punto di vista urbanistico. L'idea che Carlo III sul trono dal 1759 al 1788 mise in atto, continuando sulla strada tracciata dal padre Filippo V e dal fratello Ferdinando VI, e per la quale rivolse al proprio servizio Filippo Juvarra, Francisco Sabatini e altri architetti, fu di assegnare a un abitato dall'atmosfera ancora provinciale l'aspetto di una Grandiosa città-corte. Il grandioso progetto arrivò ad attuazione durante il regno di Carlo IV: gli edifici pubblici, ordinati in posizioni di scenografico rilievo e accerchiati da parchi, divennero i cardini dello spazio urbano, furono aperti ampi viali di scorrimento e la città uscì per sempre dal vecchio tracciato delle mura, L'itinerario, cui è possibile combinare la visita dei musei del Prado e Thyssen-Bornemisza, prende avvio dalla plana de Cibeles, scende lungo il paseo del Prado e risale lungo la calle de Alfonso XII, per un totale di circa 90 minuti di' cammino.

Plana de Cibeles
Prende il nome dall'algida fuente de la Cibeles disegnata da Tizón Ventura Rodríguez, simbolo della città: i madrileni sono tanto legati alla statua della dea dell'abbondanza, riprodotta su un carro trainato da due leoni, che non furono in pochi, durante la guerra civile, a esporsi per difendere con sacchi di sabbia.
Sul grande slargo, a pianta ellittica, prospettano edifici importanti per diversi motivi. L'eclettismo del palacio de Comunicaciones, sede della Posta centrale, spinse al momento della sua inaugurazione reazioni abbastanza discordanti: si notino le buche delle lettere in ottone, una per una provincia della Spagna.
La casa de América centro culturale dedicato al Nuovo Mondo, ha sede nel ricco palacio de Linares.
La Maya che si lasciò ritrarre vestila e desnuda da Francisco José Goya possedeva invece il palacio de Buenavista, oggi quartier generale dell'esercito spagnolo. Resta infine da osservare il bell'edificio eclettico sede del Banco de Espana; la collezione d'arte dell'istituto include alcuni dipinti di Francisco José Goya.

Paseo del Prado
Soltanto una piccola parte della lunga striscia verde, che gli architetti di Carlo III alterarono nel più monumentale passeggio d'Europa, ha mantenuto il nome di paseo del Prado. Elegante negli arredi e nobilitato dalla ammassamento di musei, il viale s'impose subito come l'indirizzo più alla moda di Madrid.

I palazzi che affacciano sul paseo
del Prado
Di fronte al Banco de Espana, il Ministero della Marina ospita il Museo Naval  con modelli d'imbarcazioni, carte e strumenti di navigazione, magnifici mappamondi seicen­teschi, collezioni darmi e ricordi storici della marina spagnola.
La più bella fontana del Prado è la fuente de Apolo, disegnata da Tizón Ven­tura Rodríguez; l’affronta il settecen­tesco palacio de Villahermosa, che ospita il Museo Thyssen-Bornemisza.
A Ventura Rodríguez si deve anche la fuen­te de Neptuno (1777-92) in plaza Cànovas del Castillo unica cesura del paseo. Dallo slargo si trasmette in direzione est la colle Felipe IV, cui guarda l'ingresso del Museo del Pra-do e che termina di fronte al Casón del Buen Retiro, al margine occidentale del parco omonimo.

Museo del Ejército
Visita a pagamento, ore 10-14; lunedì chiuso. Nelle sale sono raccolti in maniera un po' caotica trofei, uniformi, modelli, armi, documenti, schemi di battaglie, carrozze e altri oggetti rari che spiegano la storia militare spagnola dal '400 ai nostri giorni: particolare interesse rivestono i ricordi arabi del regno di Granada e la tenda di Carlo V.

Museo Nacional de Artes Decora.
tivas
Vi­sita a pagamento, ore 9.30-15; sabato, dome­nica e festivi, ore 10-14; lunedì chiuso. Il mu­seo si trova al N. 12 di calle Montalbàn, e ha una bella raccolta di arredi spa­gnoli, nazionali e regionali, mobili e suppel­lettili d'epoca. Sono in mostra anche prese­pi napoletani, vetri romani e puniti, argenti e oggetti sacri, sculture lignee, avori e cofani ornati, bronzi e oggetti in rame, ma il fiore all'occhiel­lo del museo è sicuramente rappresentato dalla collezione di ceramiche e azulejos.

Plaza de la Independencia
Domina questa grande piazza circolare la puerta de Alcalà, un altro tra i contrassegni della capitale spagnola. Più che una vera e propria porta d'ac­cesso alla città, si tratta di un arco di trionfo, innalzato da Francisco Sabatini nel 177E per ricordare il ventesimo anniversa­rio dell'ascesa al trono di Carlo III; al mo­mento dell'inaugurazione, il monumento era il più grande d'Europa.

Museo Arqueológico Nacional
(2, 85-6; metro 4, Colón), Visita a pagamento, ore 9.30-20.30; domenica, ore 9.30-14.30; lu­nedì e festivi chiuso. Desiderato nel 1867 da Isa­bella II, vanta una vasta raccolta di preisto­ria, arte classica e iberica, medievale cri­stiana e araba, non soltanto di arte applicata. Dal 1895 condivide la sede, al N. 13 di cal­le de Serrano, con la Biblioteca Nacio­nal, ricca di oltre un milione di volumi, preziosi manoscritti e incunaboli, oltre al Museo de la Bibliografia Espariola, con stam­pe antiche e disegni di grandi maestri attivi in Spagna.

Collezioni di reperti preistorici
Le sale dalla I alla 18 accolgono reperti del Paleolitico, del Neolitico, dell'età del Bronzo e dell'età del Ferro, che vi­de ingrandire la civiltà cella-iberica, fino all’occupazione di Roma ; sono documentate anche le civiltà delle Baleari, del­le Canarie e del Sahara occidentale, colonia spagnola fino al 1976. Se­guono la sezioni sull'antico Egitto, sulle civiltà mesopotamiche e persiane, sulla cultura cipriota, sulla Grecia preclassica e classica: tra i pezzi di maggiore in­teressante esse relativi a quest'ultima, si segnalano hidria del 530 a.C., la coppa di Aison 20 a.C. e il cratere di Asteas, documentazione delle culture della nostra ,cnisola arriva da reperti campani ed etruschi.

Archeologia greca e punita.
Le sa­le dalla 19 alla 26 presentano importanti Testimonianze di archeologia greca e puni­ta con gioielli di Tugia, Bàlmez, Lebrija candelabri d'oro a torciglione, oreficeria celtica, il diadema di Ribadeo, la statua in terracotta della Dama di Ibiza, ceramiche greche e iberiche. Importante anche il tesoro aureo di Aliseda, dell'VIII-VI secolo a.C., il tesoro di Jóvea e la torre fu­neraria di Pozo Moro, così come ceramiche ed ex voto iberici, bronzi e sculture sacre da Cerro de los Santos; au­tentici capolavori sorgono le statue del­la Dama di Baza e della Dama di EI­che. Non mancano singolari opere di scultura romana, quali i busti di Antonino Pio e di Lucio Vero.

Arte visigota.
Nella sala 27 ha trova­to posto la raccolta d'epoca visigota, con il mosaico di Alcaló de Henares, oggetti liturgi­ci, corredi funerari e lo splendido tesoro di Guerrazar del VII secolo di corone votive; è quindi il turno di avori lavorati, smalti e oreficerie, ferri battuti romanici e stalli mudéjar dei '200, di una pietra sepolcrale a mosaico, di un sarcofago e di un pavimen­to in piastrelle del VII secolo, di un mosaico delle Muse e dei Maestri, di un Crocifisso processionale in argento niellato, inserito e dorato fuso per il re Ferdi­nando I e la consorte Sancha, di un cervo di bronzo risalente al 904.

Le altre collezioni.
Si passa poi ad osservare le collezioni d'arte applicata ispano-araba, moresca e cristiana, cerami­che ispano-moresche dal '400 al '600, azulejos, intagli lignei, sculture gotiche in legno, arazzi e tappeti, gioielli, smalti.
Chiu­dono il percorso di visita le raccolte d’ar­mi, pesi e bilance in bronzo, argenti settecenteschi e ottocenteschi.

Plaza de Colón
Conserva ben poche tracce dell'im­pianto settecentesco il paleo de Recoletos, che si apre sulla piazza intitolata a Cristoforo Co­l ombo, con al centro il monumento al naviga­tore genovese. A est la piazza si ingrandisce nei jardines del Descubrimiento, dove si alzano il monumento al Descubrimiento de América e il Centro Cultura de la Villa, che accoglie spettacoli teatrali, concerti, mostre tempora­nee e congressi. All'angolo con calle Genova si alzano le torres de Colón (1976).

Palacio de Justicia
Occupa dal 1925 parte dell'antico monosterio de las Salesas Reales, fondato nel 1750: del complesso resta, sul fianco del palazzo, la chiesa di Santa Bàrbara o de las Salesas, con una imponente facciata ornata di statue e rilievi. II ricco interno a cupola mantiene preziose pale d'altare settecente-sche, alcune tra le quali fate da pittori italiani, come Corrado Giaquinto, lacopo Amigoni e Giovanni Battista Cignaroli. Nel transetto destro sovrasta il mausoleo di Ferdinando VI e Barbara di Braganza, due tra i pochi reali spagnoli che non furono sepolti all'Escorial.

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